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Cosa fanno davvero i migliori gestori al mondo?

  • info250781
  • 10 set
  • Tempo di lettura: 3 min

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Coloro che lavorano nel settore finanziario da molto tempo rimangono sovente stupiti nel constatare che le promesse di guadagni eccezionali arrivino raramente dai maggiori player del settore ma molto più spesso da sconosciuti che promettono ricchezza senza sforzo né competenze richieste.

Negli ultimi anni, soprattutto sui social, c’è stata un’esplosione di queste offerte – alcune serie, altre decisamente no. Chi, come noi, opera come società regolamentata da FINMA (l’organo svizzero di vigilanza dei mercati finanziari), rimane spesso esterrefatto nel vedere proliferare online personaggi che offrono:


  • investimenti “garantiti” con rendimenti del 20, 30 o addirittura 50% annuo;

  • corsi e formazioni su presunte strategie “vincenti” (sempre a pagamento);

  • segnali di trading o consulenze d’investimento proposti apparentemente da società senza alcuna licenza;

  • schemi basati su spread trading, commodity trading o opzioni, presentati come privi di rischio;

  • sistemi automatizzati o bot di trading “miracolosi” che promettono guadagni passivi.

Promesse che, nella maggior parte dei casi, non reggono alla prova dei fatti.


Per capire quanto queste promesse sono fuori mercato e irrealistiche prendiamo ad esempio alcuni tra i migliori investitori del mondo.


Come non iniziare da Warren Buffett, uno dei più importanti investitore del mondo con la sua Berkshire Hathaway. Buffett da 60 anni ripete gli stessi concetti: comprare aziende di qualità a prezzi ragionevoli e tenerle per sempre. Niente di segreto, niente di complicato. Eppure ha ottenuto un rendimento annualizzato del 12% contro l'10% dell'S&P 500 negli ultimi 25 anni.


La sua "formula"? Disciplina ferrea e orizzonte temporale lungo. Mentre tutti vendevano dopo lo scoppio della bolla dei sub prime nel 2008, lui comprava; quando tutti inseguivano il tech nel 2000, ne restava alla larga. Da notare comunque che dal 2010 la performance di Berkshire si è avvicinata molto all'S&P 500, tant'é che lo stesso Buffett ha detto che il suo patrimonio personale, alla sua morte, sarà in gran parte investito proprio nello S&P 500.



Un altro esempio interessante sono i fondi universitari di Harvard e Yale che sono stati pionieri dell'investimento alternativo dagli anni '80. Hanno investito oltre che in azioni e obbligazioni in private equity, venture capital, hedge funds, real estate e commodity. Il loro segreto? Assenza di un orizzonte temporale che permette investimenti illiquidi ma redditizi. Risultato: dal 1985 circa 11% annuo contro il 7,5% di un portafoglio tradizionale (60% obbligazioni in USD e 40% azioni USA).



Un ultimo esempio è il fondo sovrano norvegese che gestisce 1.4 trilioni con una strategia semplice: 70% azioni globali, 30% obbligazioni, approccio passivo. Rendimento reale dal 1998: 6.1% annuo. La loro filosofia: "Non siamo più intelligenti del mercato, ma più pazienti."



Cosa NON fanno questi giganti:

  • Non promettono rendimenti straordinari o di battere sempre il mercato

  • Non vendono strategie o sistemi infallibili

  • Non fanno market timing e mantengono la strategia nel tempo


Che lezione trarne? Non credere a performance fuori dalla norma, concentrarsi sui fondamentali, avere l'asset allocation giusta per il proprio profilo e mantenere una visione a lungo termine.


Non è sexy come promettere il 50% annuo, ma funziona.


Per farlo è fondamentale innanzi tutto la pianificazione. Prima di parlare di investimenti, bisogna avere chiara la propria situazione attuale e futura e quali capitali si possono investire e per quanto tempo.


La differenza tra successo e fallimento negli investimenti raramente dipende dalla capacità di identificare "il grande colpo", ma piuttosto dalla costanza nell'evitare errori sistemici e nell'applicare con disciplina strategie razionali e ben strutturate.


In un settore spesso caratterizzato da promesse irrealistiche, questi principi rappresentano l'ancora di salvezza per investitori e gestori che cercano risultati sostenibili nel tempo.


Quando vi vengono proposte performance fuori mercato o che sembrano esagerate, quasi sempre lo sono. Per orientarvi, ricordate che l’azionario globale ha reso in media circa l’8% l’anno negli ultimi 30 anni: tutto ciò che promette rendimenti nettamente superiori va preso con estrema cautela.


Ecco alcune domande che vale la pena fare a chi propone investimenti “straordinari”:

  • Avete un track record certificato da una società di revisione qualificata, con almeno 3-5 anni di storico?

  • Qual è il vostro benchmark di riferimento? Il mercato azionario globale? Quello americano? Un portafoglio bilanciato?

  • Come sono stati raggiunti i risultati dichiarati? Con un team? Con un metodo replicabile? Con quali tipi di operazioni e con quale livello di rischio? Oppure si tratta solo di colpi di fortuna?

  • Se guadagnate davvero il 30-40% l’anno, perché siete qui davanti a me – o su YouTube e Instagram – a vendere corsi, segnali di trading o consulenze?


Se le risposte a queste domande non vi convincono, o vi viene detto che “non sono importanti”, è molto probabile che siate davanti all’ennesima fuffa.












 
 
 

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