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La Commissione von der Leyen sotto assedio: quando sinistra e destra si uniscono contro Bruxelles

  • info250781
  • 26 set
  • Tempo di lettura: 5 min
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Per la prima volta nella storia dell'Eurocamera, stiamo assistendo a un fenomeno politico senza precedenti: due mozioni di sfiducia contemporanee contro la Commissione europea di Ursula von der Leyen, presentate da schieramenti politici diametralmente opposti. La Sinistra Europea ha depositato una mozione di censura alla Commissione, parallelamente a quella presentata dal gruppo radicale di destra Patriots for Europe. Le ragioni della sinistra europea, che include partiti come Sinistra Italiana e il Movimento 5 Stelle, ha articolato le sue critiche su quattro pilastri fondamentali:

  1. Gestione del conflitto Israele-Palestina: L'inazione della Commissione di fronte alla crisi umanitaria a Gaza è vista come un fallimento morale e politico dell'Unione Europea.

  2. Accordi commerciali con gli USA: prende di mira l'accordo con gli Usa, considerato svantaggioso per l'Europa e lesivo della sovranità commerciale europea.

  3. Politiche abitative e sociali: L'assenza di misure concrete per affrontare la crisi abitativa e le crescenti disuguaglianze sociali in Europa.

  4. Esclusione dei parlamenti nazionali: La tendenza della Commissione a bypassare i parlamenti nazionali nelle decisioni strategiche, minando la democrazia rappresentativa.


Le critiche della destra europea, guidati dalla destra radicale europea, hanno invece concentrato i loro attacchi su cinque aree:

  1. Minacce alla libertà di parola: Le politiche di regolamentazione dei contenuti digitali sono viste come censura e limitazione delle libertà fondamentali.

  2. Fallimento sulla gestione dell'immigrazione: L'assenza di soluzioni efficaci ai flussi migratori continua a essere un cavallo di battaglia della destra europea.

  3. Politiche green dannose per la competitività: Il Green Deal europeo è accusato di aver indebolito l'economia europea rispetto ai competitor globali.

  4. Scandali finanziari: Le controversie legate alla gestione dei fondi europei hanno minato la fiducia nelle istituzioni.

  5. Accordi commerciali svantaggiosi: Sia l'accordo con gli USA che quello con il Mercosur sono considerati lesivi degli interessi europei.


La risposta della Commissione: difesa su tutti i fronti

Di fronte alle critiche bipartisan, la Commissione von der Leyen ha reagito con fermezza istituzionale. "Rientra nelle prerogative del Parlamento e non abbiamo commenti", è stata la posizione ufficiale iniziale, mantenendo un approccio tecnico e diplomatico. Sul fronte della gestione della crisi Gaza-Israele, la Commissione ha ribadito il suo impegno per una soluzione diplomatica, mentre sui controversi accordi commerciali con gli USA, Bruxelles ha difeso la strategia come necessaria per la competitività europea in un mondo multipolare.


Il Partito Popolare Europeo (EPP), principale sostenitore di von der Leyen, ha respinto le accuse sottolineando che von der Leyen dovrebbe far valere il fatto che pochi mesi fa ha ricevuto l'approvazione del parlamento europeo per la continuazione del suo mandato.


Questa mozione rappresenta un paradosso politico rivelatore

È significativo che due mozioni provenienti da estremi opposti dello spettro politico convergano su alcuni temi chiave, in particolare la critica agli accordi commerciali con gli Stati Uniti. Questa convergenza trasversale rivela un crescente malcontento verso la governance europea, che ha dimostrato negli ultimi mesi di avere un ruolo sempre meno importante al tavolo delle super potenze globali.


Un déja-vu

Una mozione di sfiducia per il caso Pfizer era già stata respinta in luglio 2025 con 360 voti contrari, 175 a favore e 18 astensioni, le possibilità matematiche di successo anche questa volta rimangono quasi nulle visto che richiede una maggioranza dei due terzi dei votanti. Le mozioni di settembre, ancora da dibattere in ottobre, potrebbero seguire un copione simile, ma il loro carattere trasversale amplifica il segnale politico. L'Europa è divisa e la leadership di von der Leyen affronta sfide crescenti, anche a causa della percezione di un'influenza sproporzionata di interessi organizzati e Lobby.

Rapporto tra Lobby e politica europea Un fattore interessante da notare riguardo alla struttura politica europea, e che forse non tutti conoscono, è il ruolo delle lobby nell'ecosistema decisionale. Oltre alle divisioni ideologiche, il dibattito parlamentare è alimentato e influenzato da un ecosistema di lobbying strutturato e regolato: dal 2019, la Commissione von der Leyen ha tenuto oltre 14'000 incontri con rappresentanti di interessi (dati cumulativi al 26 settembre 2025). Secondo le stime, circa il 75% di questi proviene da grandi imprese (settori come tech, energia e finanza), e il 25% da ONG e sindacati. Il ruolo delle lobby è fornire expertise e influenzare politiche favorevoli ai loro interessi, agendo sia sulla Commissione (che propone le leggi) che sul Parlamento (che le approva e modifica). Europa: tra tensioni politiche interne e vulnerabilità globale

Queste mozioni, nate da unioni improbabili tra sinistra (critica su Gaza e disuguaglianze) e destra (su immigrazione e Green Deal), rivelano crepe nella governance UE: divisioni ideologiche che si sovrappongono a malcontento trasversale su sovranità e lobbying. Non passeranno, ma amplificano un "segnale di scricchiolio". L'Europa appare fragile in un mondo multipolare.


A livello globale, l’instabilità interna espone l’UE a squilibri con potenze come USA, Russia e Cina. L’Europa rischia pressioni sia a causa degli accordi commerciali con gli USA giudicati “svantaggiosi”, sia sulla NATO da cui Bruxelles dipende per la sicurezza. Le promesse di investimenti in armi americane in concomitanza all'obbligo dell'aumento della spesa militare, unito ai dazi e all'instabilità politica anche a livello dei singoli stati (Francia, Germania e l'Inghilterra) rendono la situazione dell'Europa estremamente delicata.


Dall'altro lato, la Russia si è avvicinata alla Cina e resiste imperterrita sia militarmente che economicamente, grazie a partnership "senza limiti" che hanno siglato accordi per energia e tech nel 2025. Mentre l'Europa, con grande stupore di Trump che all'ONU ha accusato l'UE di: "tenere in vita la guerra russa", continua a comprare gas dalla Russia (calo dal 40% al ~15% del fabbisogno, soprattutto LNG - Liquefied Natural Gas), alimentandone l'economia nonostante le sanzioni. Queste si rivelano insufficienti e un'arma a doppio taglio: oltre a non aver stroncato Mosca, hanno costretto paesi europei, Germania in primis, ad acquistare energia più cara, in gran parte americana (LNG USA al 45% delle import UE).


La Cina è probabilmente il Paese a uscire più rafforzato dalla situazione geopolitica attuale. Oltre a continuare a commerciare intensamente con l'intero blocco orientale (inclusi Russia, Iran e Corea del Nord), è diventata leader mondiale nei veicoli elettrici (con oltre il 60% del mercato globale nel 2025) e nelle rinnovabili (controllando l'80% della produzione solare), erodendo la competitività europea: il Green Deal UE deve confrontarsi con i massicci sussidi statali cinesi, che hanno portato a un dumping di prezzi e a indagini anti-dumping da parte di Bruxelles. Inoltre, nel maggio 2025, Xi Jinping e Vladimir Putin hanno siglato accordi per oltre 100 miliardi di euro in energia (tra cui l'espansione del gasdotto Power of Siberia 2) e tecnologia, con la Cina che rappresenta circa il 40% dei ricavi totali dalle esportazioni russe di combustibili fossili, fornendo a Mosca un'ancora di salvezza economica nonostante le sanzioni occidentali.


In questo triangolo geopolitico, un’Europa divisa perde leva: l’euro rischia pressioni al ribasso, a vantaggio del dollaro come valuta dominante.


Qual è la vostra opinione su questa crisi istituzionale europea? Come pensate che possa evolvere il rapporto euro-dollaro nei prossimi mesi? #Europa #CommissioneEuropea #EuroDollaro #PoliticaEuropea #Mercati

 
 
 

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