È tutta colpa del dollaro: quando la percezione diverge dalla realtà dei mercati
- info250781
- 2 set
- Tempo di lettura: 13 min
Aggiornamento: 5 set

Un'analisi approfondita sulla forza strutturale del dollaro americano tra percezioni mediatiche e dati di mercato
Introduzione: Il Racconto di Due Narrative
Negli ultimi mesi, i titoli della stampa finanziaria internazionale hanno dipinto un quadro allarmante: "Il dollaro perde terreno", "L'era dell'egemonia americana volge al termine", "I BRICS sfidano il dominio del biglietto verde". Queste narrative, amplificate dalle tensioni geopolitiche crescenti e dai tentativi di dedollarizzazione orchestrati da alcune economie emergenti, hanno creato una percezione diffusa di fragilità della valuta americana.
Tuttavia, un'analisi approfondita dei dati macroeconomici e dei flussi di capitale globali rivela una realtà ben diversa. Il dollaro americano non solo mantiene la sua posizione dominante nel sistema finanziario internazionale, ma ha dimostrato una forza strutturale notevole negli ultimi quindici anni, consolidando il suo ruolo di valuta di riserva globale e di riferimento per gli scambi internazionali.
Questo paradosso tra percezione e realtà non è meramente accademico: ha implicazioni profonde per le strategie di investimento e la gestione del rischio per family office, investitori istituzionali e imprese multinazionali.

L'Evidenza Empirica: Il Dollar Index Racconta una Storia Diversa
La Performance di Lungo Periodo: Sessant'Anni di Evoluzione
Il Dollar Index (DXY), l'indicatore più affidabile per misurare la forza relativa del dollaro americano, fornisce una prospettiva illuminante sui movimenti valutari di lungo periodo. L'indice, che misura il valore del dollaro contro un paniere ponderato di sei principali valute (euro 57.6%, yen giapponese 13.6%, sterlina britannica 11.9%, dollaro canadese 9.1%, corona svedese 4.2% e franco svizzero 3.6%), ha registrato una performance che sfida le narrative dominanti.
Analisi dei Cicli Storici dal 1967:
Se allarghiamo lo sguardo al grafico storico del Dollar Index dal 1967 a oggi, emergono alcune considerazioni fondamentali che rivelano la natura ciclica ma strutturalmente resiliente del dollaro americano:
Anni '70-'80: Il DXY si rafforza progressivamente fino al massimo storico assoluto oltre 150 nel febbraio 1985, spinto dalla politica monetaria restrittiva della Federal Reserve guidata da Paul Volcker. Questo periodo rappresenta l'apice della forza dollaro nel contesto post-Bretton Woods, caratterizzato da tassi reali americani eccezionalmente elevati e da una forte attrattività dell'economia USA.
1985-1995: Fase di ridimensionamento controllato, con ritorno verso l'area 85-95, in seguito agli Accordi del Plaza (1985) che sancirono un deprezzamento coordinato del dollaro per riequilibrare i conti commerciali americani. Questo decennio dimostra come anche le fasi di debolezza del dollaro siano spesso il risultato di politiche coordinate piuttosto che di fondamentali deteriorati.
1995-2002: Nuovo ciclo rialzista vigoroso fino a quota 120, alimentato dal boom tecnologico, dalla superiorità della crescita economica americana e dai massicci flussi di capitale verso gli Stati Uniti durante la bolla dot-com. Questo periodo consolida il ruolo del dollaro come valuta di riferimento per gli investimenti in tecnologia e innovazione.
2002-2011: Fase di debolezza strutturale, con il minimo intorno a 73-75 durante la crisi finanziaria globale e i programmi di Quantitative Easing. Il DXY perde oltre il 40% del suo valore, toccando i minimi storici nel 2008 e rimanendo depresso fino al 2011 a causa delle politiche monetarie ultra-espansive post-crisi.
2011-2022: Ciclo di rafforzamento durato oltre dieci anni, con il top oltre 114 nel settembre 2022. Questo lungo trend rialzista rappresenta una delle fasi di apprezzamento più sostenute nella storia del dollaro, guidata dalla ripresa economica americana, dalla normalizzazione della politica monetaria Fed e dalla divergenza con le altre banche centrali globali.
Oggi (2025): Il DXY oscilla tra 96-109, posizionandosi vicinissimo alla media storica di lungo periodo che dal 1967 ad oggi é intorno a 100.
La Media Storica Come Punto di Equilibrio:
L'osservazione più rilevante di questa analisi storica è che il dollaro, nonostante le fluttuazioni drammatiche, tende sempre a gravitare attorno alla sua media storica di lungo periodo. Questo fenomeno di "regressione verso la media" suggerisce che:
Il valore "giusto" del dollaro si situa attorno ai 100 punti del DXY
Le deviazioni estreme (tanto verso l'alto quanto verso il basso) sono sempre state temporanee
Il livello attuale del dollaro è "normale" in prospettiva storica
Parlare di crollo a questi livelli risulta essere esagerato quando il DXY si trova vicino alla media storica
La Forza Relativa in Prospettiva
Questa performance assume un significato ancora maggiore se contestualizzata rispetto alla volatilità dei mercati valutari globali. Negli ultimi quindici anni, il dollaro ha dimostrato:
Resilienza durante le crisi: Durante la pandemia COVID-19, la crisi dell'eurozona, le tensioni commerciali USA-Cina e il conflitto russo-ucraino, il dollaro ha funzionato come valuta rifugio, attraendo capitali in cerca di sicurezza ed arrivando fino a 112.
Correlazione inversa con il rischio globale: Fino al 2025, il VIX (indice di volatilità/rischio percepito sui mercati) ha generalmente mostrato una debole correlazione, talvolta negativa in episodi di rischio globale, con il DXY (US Dollar Index), confermando in diverse fasi il ruolo del dollaro come safe haven, pur con una relazione non sempre stabile o significativa nei valori medi di lungo periodo.
Il Dominio Strutturale: Oltre i Movimenti di Breve Periodo
Le Riserve Valutarie Globali: Una Supremazia Consolidata
I dati del Fondo Monetario Internazionale (FMI) sulla composizione delle riserve valutarie mondiali in USD offrono una prospettiva inequivocabile sulla posizione del dollaro nel sistema finanziario globale che seppur siano passate dal 59% del 2020 a circa il 58% attuale dimostrano ancora una forte preponderanza.
Nonostante i movimenti degli ultimi anni, la quota del dollaro nelle riserve globali rimane stabile attorno al 58-59%, un livello che non ha precedenti storici per solidità e durata. Per contestualizzare questo dato:
L'euro, seconda valuta di riserva, rappresenta circa il 20% del totale
Yen giapponese: 5.5%
Sterlina britannica: 4.9%
Yuan cinese: 2.9% (nonostante la crescita negli ultimi anni)
Altre valute: 8.7%
I Pagamenti Internazionali: Il Network Effect del Dollaro
L'infrastruttura dei pagamenti internazionali rappresenta forse l'indicatore più concreto del dominio valutario grazie ai seguenti dati di SWIFT (Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication) riguardo alla quota del dollaro nei pagamenti globali:
Pagamenti commerciali internazionali: 47.6%
Transazioni finanziarie: 52.3%
Pagamenti interbancari: 41.8%
Questo "network effect" è auto-rinforzante: più transazioni vengono denominate in dollari, più conveniente diventa per altri operatori utilizzare la stessa valuta, creando un circolo virtuoso di liquidità e efficienza che è estremamente difficile da scalfire.
Il Caso Svizzero: Quando la Prospettiva Locale Influenza la Percezione Globale
USD/CHF: La Storia di Due Valute Rifugio
La performance del dollaro contro il franco svizzero offre un caso di studio interessante su come le dinamiche locali possano influenzare la percezione globale di una valuta. Dal 2001, l'USD/CHF ha subito un deprezzamento significativo:
Evoluzione Storica USD/CHF:
1971: 4.29 (corso massimo prima della fine degli accordi di Bretton Woods)
2001: 1.80 (massi dal 2000 ad oggi)
2008: 1.00 (crollo durante la crisi finanziaria)
2011: 0.70 (minimi storici)
2015: 1.20 → 0.85 (shock della BNS, rimozione del floor)
2022: 1.02 (recupero temporaneo)
2025: 0.79-0.90 (range dal 2025)
Questo rappresenta un deprezzamento del dollaro del 47% rispetto al franco svizzero solo dal 2001 ad oggi. Dal 1971 il deprezzamento é pari al 81% con un corso sceso da 4.3 a 0.8 nell'arco di 50 anni. Tuttavia, questa performance riflette più la forza eccezionale del franco che la debolezza del dollaro.

I Driver della Forza del Franco Svizzero
La Svizzera presenta caratteristiche strutturali uniche che spiegano la forza del franco:
Surplus commerciale persistente: La Svizzera ha registrato surplus commerciali per 27 anni consecutivi, generando flussi costanti di valuta estera. Il mondo compra CHF per pagare le nostre merci.
Stabilità politica e istituzionale: Il sistema politico svizzero, con la sua democrazia diretta e il federalismo, offre stabilità e continuità.
Hub finanziario globale: Zurigo e Ginevra sono centri finanziari di primaria importanza, attirando capitali da tutto il mondo.
Politica monetaria prudente: La Banca Nazionale Svizzera é tradizionalmente considerata conservativa e pragmatica.
Economia ad alto valore aggiunto: L'industria farmaceutica, la tecnologia di precisione e i servizi finanziari generano margini elevati e cash flow stabili.
L'Intervento della BNS: Quando la Forza Diventa un Problema
La Trappola Strutturale dell'Economia Svizzera
La Banca Nazionale Svizzera si trova in una delle posizioni più difficili tra le banche centrali mondiali. Come paese esportatore netto con un surplus commerciale persistente di oltre 60 miliardi di franchi annui, la Svizzera dipende criticamente dalla competitività dei suoi prodotti sui mercati globali. L'industria farmaceutica (Roche, Novartis), la tecnologia di precisione, l'orologeria e i servizi finanziari generano circa il 65% del PIL attraverso le esportazioni.
Ogni apprezzamento del 5% del franco si traduce in una perdita stimata di competitività del 3-4% per le esportazioni svizzere. Per un'economia dove il settore export impiega direttamente oltre 1.2 milioni di persone, questo significa pressioni immediate su occupazione e crescita. La BNS deve quindi combattere contro la forza della propria valuta; un paradosso unico nel panorama delle banche centrali globali.
Il Problema del Volume: David contro Golia
La disparità nei volumi di trading tra franco e dollaro crea una dinamica devastante per la BNS. Il franco svizzero rappresenta solo il 4.6% dei volumi giornalieri del forex globale (circa 340 miliardi sui 7.5 trilioni totali), mentre il dollaro è presente nell'88% di tutte le transazioni valutarie mondiali.
La matematica della liquidità è impietosa:
Nel mercato del dollaro, transazioni da 50-100 miliardi di dollari al giorno vengono assorbite senza movimenti significativi dei prezzi.
Per il franco, bastano flussi da 2-3 miliardi di franchi per causare movimenti del 2-3% del tasso di cambio in poche ore. Durante le crisi, quando investitori globali cercano "safe haven", questi flussi possono facilmente raggiungere i 10-15 miliardi in una settimana, causando apprezzamenti del franco del 10-15%.
L'Asimmetria delle Risorse: Riserve BNS vs Mercati Globali
La BNS dispone di riserve valutarie per circa 800 miliardi di franchi (accumulate attraverso anni di interventi), cifra che sembra enorme in prospettiva svizzera ma è insignificante su scala globale. I fondi sovrani, i fondi pensione e gli asset manager globali gestiscono complessivamente oltre 100 trilioni di dollari.
Durante le crisi finanziarie, anche solo l'1% di questi capitali che cerca rifugio può generare flussi verso valute "sicure" per 1 trilione di dollari. Se solo una frazione (5-10%) di questi flussi si dirige verso il franco, la BNS si trova ad affrontare pressioni di 50-100 miliardi; cifre che possono esaurire la sua capacità di intervento in poche settimane.
Il Caso del Gennaio 2015: Quando la Matematica Vince
L'abbandono del floor EUR/CHF a 1.20 il 15 gennaio 2015 illustra perfettamente questa dinamica. Nei giorni precedenti, la BNS stava acquistando 20-30 miliardi di euro al giorno per difendere la soglia, espandendo il proprio bilancio a ritmi insostenibili. La prospettiva del Quantitative Easing europeo (annunciato per gennaio 2015) avrebbe richiesto interventi ancora più massicci.
In 20 minuti dopo l'annuncio, il franco si apprezzò del 15-20% contro tutte le principali valute portando molti player a perdite altissime.
Gli Strumenti Spuntati della BNS
Tassi Negativi (-0.75%): La BNS ha addirittura penalizzato chi deteneva il franco portando i tassi in negativo, ma l'effetto rimane comunque limitato. Gli investitori istituzionali infatti accettano di "pagare" per la sicurezza del franco, rendendo lo strumento tassi inefficace nei momenti di crisi.
Interventi Diretti: Comprare euro e dollari contro franco significa espandere il bilancio BNS e accumulare rischio valutario. Con riserve estere pari al 120% del PIL svizzero, la BNS è già tra le banche centrali più "esposte" al mondo.
La Lezione per il Dollaro
Questo caso illustra perfettamente perché il dollaro mantiene la sua supremazia: la liquidità immensa del mercato dollaro lo rende immune a pressioni che devasterebbero valute più piccole. Quando gli analisti vedono USD/CHF scendere da 1.00 a 0.80 e parlano di "dollaro debole", stanno in realtà osservando una valuta più piccola (CHF) che subisce flussi sproporzionati rispetto alla sua capacità di assorbimento.
La BNS combatte una battaglia impari: deve gestire una delle valute più forti al mondo con strumenti limitati, in un'economia che soffre proprio a causa di questa forza. È il prezzo della stabilità e della qualità creditizia svizzera, una virtù che si trasformano in maledizione in un mondo di capitali globali alla ricerca di rifugi sicuri.
I BRICS e la Sfida alla Supremazia del Dollaro: Retorica vs Realtà
Le Ambizioni di dedollarizzazione
Il gruppo BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica), esteso recentemente a includere Iran, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Egitto ed Etiopia, ha fatto della dedollarizzazione uno dei suoi obiettivi strategici principali. Le dichiarazioni ufficiali parlano di:
Creazione di una valuta comune BRICS
Sviluppo di sistemi di pagamento alternativi a SWIFT
Incremento del commercio bilaterale in valute nazionali
Diversificazione delle riserve valutarie
La Realtà dei Numeri
Tuttavia, i dati concreti mostrano una divergenza significativa tra dichiarazioni e implementazione:
Commercio Bilaterale in Valute Locali:
Cina-Russia: Circa il 65% degli scambi è denominato in yuan o rubli (spinto principalmente dalle sanzioni)
India-Russia: 35% in valute locali
Altri paesi BRICS: Meno del 15% degli scambi bilaterali avviene in valute diverse dal dollaro
Riserve Valutarie dei Paesi BRICS:
Nonostante la retorica, la maggior parte dei paesi BRICS mantiene quote significative di dollari nelle proprie riserve:
Brasile: 67% in dollari
India: 54% in dollari
Sudafrica: 71% in dollari
Cina: Dato non divulgato, ma stimato attorno al 40-50%
Le Sfide Strutturali alla dedollarizzazione
La creazione di un sistema monetario internazionale alternativo incontra ostacoli fondamentali:
Mancanza di fiducia reciproca: I paesi BRICS hanno spesso interessi divergenti e relazioni geopolitiche complesse.
Assenza di mercati finanziari profondi: Nessuna delle valute BRICS dispone di mercati obbligazionari con la profondità e liquidità necessarie per fungere da valuta di riserva globale.
Convertibilità limitata: Molte valute BRICS hanno restrizioni sui movimenti di capitale che limitano la loro utilità internazionale.
Dipendenza tecnologica: L'infrastruttura finanziaria globale è dominata da tecnologie e standard occidentali.
Analisi Settoriale: Come il Dollaro Influenza i Mercati Globali
Il Mercato delle Commodities: Il Dollaro Come Denominatore Comune
Il mercato delle materie prime rimane uno dei bastioni più solidi del dominio del dollaro. Praticamente tutte le commodities principali sono quotate in dollari:
Energia:
Petrolio (WTI, Brent): quasi il 100% delle transazioni in dollari
Gas naturale: 95% delle transazioni spot internazionali
Carbone: 90% del commercio internazionale
Metalli:
Oro: 98% delle transazioni internazionali
Rame, alluminio, zinco: 95%+ nelle borse internazionali
Metalli preziosi: Dominanza pressoché totale
Agricoltura:
Grano, mais, soia: 90%+ nelle principali borse (CBOT, KCBT)
Caffè, zucchero: 95%+ nei mercati internazionali
Il Debito Sovrano: Il Dollaro Come Rifugio Globale
Il mercato dei Treasury americani rappresenta il più grande e liquido mercato obbligazionario al mondo, con oltre 26 trilioni di dollari in circolazione. Questa massa critica genera effetti di rete che sono difficili da replicare:
Caratteristiche Uniche del Mercato dei Treasury:
Volume giornaliero: Oltre 500 miliardi di dollari
Spread bid-ask: Tra i più bassi al mondo (1-2 basis points per i titoli on-the-run)
Profondità del mercato: Capacità di assorbire ordini di grandi dimensioni senza impatto significativo sui prezzi
Accessible 24/7: Mercato attivo in tutte le sessioni di trading globali
Il Mercato Corporate: Il Dollaro nelle Multinazionali
Le aziende multinazionali mostrano una preferenza strutturale per il dollaro nelle loro operazioni internazionali:
Emissioni Obbligazionarie Corporate con il 45% delle emissioni globali denominate in dollari con molte aziende anche non americane che optano per l'emissione in questa moneta.
Oltre a questo anche le società multinazionali mantengono oil 60% delle proprie riserve in dollari.
Scenari Futuri: Tre Percorsi per il Dollaro
Scenario 1: Continuità
Lo scenario più probabile vede il dollaro mantenere la sua posizione dominante nel sistema monetario internazionale. L'inerzia istituzionale rappresenta infatti una forza formidabile: il costo economico e politico necessario per sostituire un sistema che funziona relativamente bene supera di gran lunga i benefici percepiti di alternative non ancora mature. Gli Stati Uniti conservano inoltre la loro leadership nell'innovazione finanziaria, dai mercati dei capitali più sofisticati del mondo alla regolamentazione progressiva ma pragmatica delle criptovalute e della finanza digitale. Anche di fronte a crescenti tensioni geopolitiche, nessun blocco alternativo ha ancora raggiunto la massa critica necessaria per sfidare seriamente l'ecosistema dollaro.
Scenario 2: Multipolarità Graduale
Un'evoluzione più graduale ma significativa vedrebbe un lento declino della quota dollaro nelle riserve globali, dal 58% attuale verso il 45-50% entro il 2035. Questo processo sarebbe guidato dall'emergere di alternative credibili come l'euro digitale della Banca Centrale Europea e l'internazionalizzazione controllata dello yuan cinese. I sistemi di pagamento regionali guadagnerebbero terreno, creando ecosistemi valutari paralleli che, pur non sostituendo il dollaro, ne ridurrebbero la pervasività globale.
In questo scenario, le CBDC potrebbero giocare un ruolo catalizzatore significativo. Un euro digitale completamente interoperabile con i sistemi di pagamento cinesi, o un corridoio digitale yuan-rublo per il commercio energetico, potrebbe accelerare la diversificazione valutaria senza richiedere rivoluzioni tecnologiche drammatiche. Anche Bitcoin potrebbe trovare spazio come riserva di valore "neutrale" per paesi che cercano alternative sia al dollaro che alle valute delle potenze rivali.
L'oro e gli asset alternativi digitali potrebbero assumere ruoli più prominenti nei portafogli istituzionali.
Scenario 3: Frammentazione Accelerata
Lo scenario meno probabile ma più dirompente prevederebbe una crisi geopolitica o finanziaria che acceleri drammaticamente i processi di de-dollarizzazione. Una guerra commerciale e finanziaria totale tra Stati Uniti e Cina, combinata con una crisi di fiducia sistemica nel sistema bancario americano, potrebbe catalizzare l'adozione massiva di valute digitali delle banche centrali e la frammentazione del sistema finanziario globale in blocchi regionali non comunicanti.
In questo scenario estremo, le CBDC diventerebbero strumenti di guerra economica, con blocchi geopolitici che svilupperebbero sistemi di pagamento completamente segregati. Bitcoin e altre criptovalute decentralizzate potrebbero paradossalmente beneficiare di questa frammentazione, diventando "valute rifugio" per operatori che cercano di navigare tra sistemi monetari nazionali sempre più chiusi. La storia della sterlina insegna che questi cambiamenti, una volta innescati da crisi sistemiche, possono accelerare rapidamente: la quota della sterlina nelle riserve globali crollò dal 55% al 29% in soli dieci anni (1950-1960) dopo decenni di declino graduale.
In questo scenario, si aprirebbero tuttavia opportunità significative in asset alternativi come oro fisico, criptovalute regolamentate e real estate in giurisdizioni stabili, che potrebbero fungere da riserve di valore in un mondo monetario frammentato. La lezione della sterlina suggerisce che, anche in scenari di cambiamento accelerato, le transizioni monetarie globali richiedono comunque anni per stabilizzarsi completamente.
Conclusioni: Navigare Tra Percezione e Realtà
Le Lezioni Chiave per gli Investitori
La prima lezione fondamentale per qualsiasi investitore è imparare a distinguere tra i movimenti ciclici di breve periodo e i trend strutturali di lungo termine. Le fluttuazioni quotidiane o trimestrali del dollaro, per quanto possano catturare l'attenzione dei media, raramente riflettono cambiamenti permanenti nel sistema monetario internazionale. La volatilità è normale e fisiologica in qualsiasi mercato, mentre i cambiamenti strutturali richiedono anni o decenni per manifestarsi pienamente.
Altrettanto importante è la capacità di contestualizzare le performance valutarie locali. Quando il dollaro si indebolisce contro una specifica valuta come il franco svizzero, questo movimento può riflettere più la forza eccezionale di quella valuta nazionale che una debolezza intrinseca del dollaro stesso. Gli investitori devono sviluppare una comprensione sofisticata delle dinamiche economiche regionali per non trarre conclusioni affrettate da dati parziali.
Il monitoraggio degli indicatori strutturali rappresenta la terza competenza essenziale. Le riserve valutarie delle banche centrali, i volumi delle transazioni nei sistemi di pagamento internazionali come SWIFT, le emissioni obbligazionarie denominate nelle diverse valute: questi metri forniscono una fotografia molto più accurata della salute del sistema dollaro rispetto ai movimenti giornalieri dei tassi di cambio, che possono essere influenzati da fattori tecnici e speculativi temporanei.
Infine, la preparazione di scenari multipli diventa cruciale in un mondo geopoliticamente sempre più complesso. Mantenere flessibilità strategica nelle allocazioni di portafoglio, senza sposare dogmaticamente un'unica visione del futuro, permette di adattarsi gradualmente ai cambiamenti del sistema monetario internazionale senza subire shock improvvisi o perdere opportunità emergenti.
Il Paradosso Risolto
Il paradosso del dollaro, percepito come debole ma strutturalmente forte, si risolve comprendendo la differenza tra movimenti ciclici e trend secolari. Il dollaro attraversa fasi di forza e debolezza relativa, ma mantiene la sua posizione di perno del sistema finanziario globale.
Per investitori, imprenditori e gestori di patrimoni, la sfida non è prevedere la fine del dominio del dollaro, ma navigare intelligentemente in un mondo dove questa supremazia convive con crescente multipolarità e volatilità. La chiave del successo risiede nella capacità di distinguere tra rumore mediatico e segnali fondamentali, tra percezioni temporanee e realtà strutturali.
In un mondo finanziario sempre più complesso, il dollaro rimane, paradossalmente, uno dei pochi punti fermi. Non perché sia immune dalle crisi, ma perché rappresenta ancora la migliore sintesi tra stabilità, liquidità e accettazione globale. Comprendere questo paradosso è essenziale per chiunque operi nei mercati internazionali.
Disclaimer: L'articolo riflette l'opinione dell'autore ed è puramente a scopo informativo e non costituisce consulenza fiscale o di investimento. Si raccomanda di consultare i nostri consulenti qualificati per approfondimenti e valutazioni specifiche.




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