La Corsa all'Oro del 2025: Perché Banche Centrali e Investitori Stanno Accumulando Riserve Record
- info250781
- 9 ott
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Nel 2025, le banche centrali mondiali acquisteranno tra 1.000 e 1.300 tonnellate di oro, segnando il quarto anno consecutivo sopra le 1.000 tonnellate. Parallelamente, la domanda degli investitori privati è esplosa con un aumento del 170% anno su anno nel primo trimestre. Questo articolo analizza le cause strutturali di questa tendenza e le sue implicazioni per i mercati globali.
I dati degli acquisti ufficiali
Nel primo trimestre del 2025, banche centrali e istituzioni statali hanno acquistato 243,7 tonnellate di oro, secondo i dati del World Gold Council. Ad agosto 2025, hanno aggiunto altre 15 tonnellate nette alle riserve globali, confermando un trend di accumulo costante. Le proiezioni più aggiornate a ottobre 2025 indicano che gli acquisti ufficiali totali per l'anno si attesteranno tra 1.000 e 1.300 tonnellate.
La Banca Nazionale di Polonia ha guidato gli acquisti con 49 tonnellate nel primo trimestre, portando le sue riserve auree a circa 515 tonnellate (circa 22% delle riserve totali). La Banca Popolare Cinese ha aggiunto 13 tonnellate, continuando una strategia iniziata nel 2022 che ha portato le riserve dichiarate a oltre 2.264 tonnellate (circa 4,9% delle riserve totali, anche se analisti indipendenti stimano quantità superiori). Il fondo sovrano dell'Azerbaigian ha acquistato 19 tonnellate. Russia, India e Turchia completano la lista dei maggiori acquirenti degli ultimi mesi.
L'impennata della domanda privata
La domanda degli investitori privati ha registrato livelli eccezionali nel 2025. Nel primo trimestre, gli acquisti di lingotti, monete e quote di ETF hanno raggiunto 551,9 tonnellate (+170% anno su anno), secondo il World Gold Council. Questi volumi si osservano tipicamente solo durante fasi di stress finanziario acuto.
Gli ETF sostenuti da oro fisico hanno registrato afflussi netti significativi nel primo semestre 2025, con un totale cumulativo di 226,5 tonnellate nei primi due trimestri, con Nord America e Asia come principali contributori. La domanda totale mondiale di oro nel secondo trimestre ha raggiunto 1.249 tonnellate (+3% anno su anno).
Un elemento strutturale emerge dai dati geografici: l'Asia rappresenta ora il 65% della domanda mondiale di lingotti e monete, trainata principalmente da Cina e India. Questo spostamento del baricentro della domanda verso Est riflette sia fattori culturali sia dinamiche macroeconomiche legate alla crescita della classe media asiatica.
Le cause macroeconomiche della tendenza
Inflazione, tassi reali e protezione del capitale
L'oro beneficia di un contesto macroeconomico caratterizzato da tassi di interesse reali bassi o negativi in molte economie sviluppate. Dopo il picco inflazionistico del 2022-2023, le banche centrali hanno alzato i tassi, ma l'inflazione core rimane persistente in diverse giurisdizioni. Quando i rendimenti reali (al netto dell'inflazione) degli asset monetari sono compressi, l'oro aumenta la sua attrattività come riserva di valore priva di rendimento ma anche priva di rischio di controparte.
L'oro ha registrato una performance straordinaria nel 2025, con un rialzo di oltre il 45% da inizio anno, attestandosi a 4.043 dollari l'oncia al 9 ottobre 2025. Questo movimento riflette sia l'accumulo fisico da parte delle banche centrali, sia un repricing del rischio geopolitico e monetario. Per gli investitori in franchi svizzeri, tuttavia, la performance è stata parzialmente erosa dal deprezzamento del dollaro USA, sceso da 0,90 a 0,80 CHF (circa -11%), riducendo il guadagno netto in valuta locale a circa +29%.
La dedollarizzazione e il sistema delle riserve
Le banche centrali stanno riducendo strutturalmente la quota di dollari USA nelle loro riserve valutarie. Secondo i dati del FMI, la quota del dollaro nelle riserve globali è scesa dal 71% del 2000 al 58% nel 2024. Questo processo, accelerato dopo il congelamento delle riserve russe nel sistema SWIFT nel 2022, ha spinto molti paesi a diversificare verso asset non sanzionabili.
L'oro rappresenta l'unica riserva che non genera rischio di controparte e non può essere congelata da governi stranieri. Per paesi come Polonia, Cina, Russia, Turchia e India, questa caratteristica è diventata prioritaria nella gestione delle riserve sovrane.
Il contesto del debito pubblico globale amplifica queste preoccupazioni. Gli Stati Uniti hanno superato i 37 trilioni di dollari di debito pubblico (circa 124% del PIL), secondo i dati del Tesoro USA, un livello storicamente raggiunto solo durante la Seconda Guerra Mondiale. Questo carico debitorio alimenta timori sulla sostenibilità fiscale di lungo periodo e sulla potenziale svalutazione monetaria.
Il rapporto domanda-offerta
L'offerta mineraria annuale di oro si attesta stabilmente intorno alle 3.000-3.100 tonnellate, secondo i dati del World Gold Council e delle principali società di analisi settoriale. La produzione mineraria è relativamente rigida nel breve-medio termine a causa dei lunghi tempi di sviluppo di nuovi giacimenti (7-10 anni dalla scoperta alla produzione).
La domanda combinata di banche centrali (tra 1.000 e 1.300 tonnellate previste nel 2025) e investitori privati (oltre 550 tonnellate solo nel Q1 2025) rappresenta una quota significativa dell'offerta totale. A questo si aggiunge la domanda industriale (circa 330 tonnellate nel Q1 2025) e quella da gioielleria (478 tonnellate nel Q1 2025, con Cina e India come mercati principali).
Questo squilibrio tra domanda crescente e offerta rigida crea una pressione strutturale sui prezzi nel medio termine. Il riciclo di oro (circa 1.100-1.200 tonnellate annue) rappresenta l'unica componente flessibile dell'offerta, ma tende a diminuire quando i prezzi sono attesi in crescita.
Le riserve auree nel sistema finanziario globale
Le percentuali di riserve auree sul totale delle riserve internazionali variano significativamente tra paesi. Gli Stati Uniti mantengono circa 8.133 tonnellate (70% delle riserve totali), la Germania 3.351 tonnellate (67%), l'Italia 2.452 tonnellate (64%). Tra i paesi in forte accumulo, la Polonia è passata rapidamente al 22% delle riserve totali con circa 515 tonnellate, mentre la Cina ufficialmente dichiara il 4,9%, percentuale considerata sottostimata dagli analisti indipendenti.
Questa discrepanza rivela strategie diverse: le economie occidentali hanno accumulato oro durante il sistema di Bretton Woods, mentre le economie emergenti stanno costruendo riserve auree significative solo ora. Il processo di convergenza tra queste percentuali potrebbe richiedere anni e alimentare la domanda strutturale.
Implicazioni per gli investitori
Quando banche centrali e investitori istituzionali si muovono nella stessa direzione per quattro anni consecutivi, emerge un segnale di riposizionamento strutturale del capitale. Questo movimento indica tre elementi chiave.
Primo, la dedollarizzazione non è più un tema teorico ma un processo in corso, misurato tonnellata dopo tonnellata negli acquisti ufficiali. Secondo, il ritorno della domanda degli investitori privati ai livelli di crisi, in assenza di una crisi conclamata, segnala un repricing preventivo del rischio sistemico. Terzo, l'aumento del 170% della domanda in un anno rappresenta un'anomalia statistica che riflette un cambiamento nelle aspettative di lungo periodo.
Modalità di esposizione all'oro
Gli investitori hanno diverse opzioni per ottenere esposizione all'asset:
ETF sull'oro fisico Vantaggi: liquidità elevata, costi di gestione contenuti (0,15-0,40% annuo), nessun problema di custodia. Svantaggi: esposizione al rischio emittente, mancanza di possesso fisico.
Oro fisico (lingotti e monete)
Vantaggi: piena proprietà, nessun rischio di controparte, protezione in scenari estremi.
Svantaggi: costi di custodia e assicurazione, spread bid-ask più ampi, minore liquidità.
Azioni di società minerarie aurifere
Vantaggi: leva operativa sul prezzo dell'oro, possibili dividendi, potenziale di sovraperformance.
Svantaggi: rischi operativi e gestionali, correlazione imperfetta con il prezzo dell'oro, volatilità superiore.
L'oro non rappresenta un investimento speculativo orientato a rendimenti rapidi, ma una componente di protezione contro scenari di svalutazione monetaria, instabilità geopolitica e stress sistemico.
Conclusione
Il 2025 mostra i segnali di un potenziale inizio di un nuovo ciclo dell'oro globale, caratterizzato dall'allineamento tra acquisti ufficiali record e ritorno massiccio della domanda privata. Le cause sono strutturali: debiti pubblici elevati, dedollarizzazione, tassi reali compressi e domanda asiatica in crescita. L'offerta mineraria rigida e la domanda robusta creano le condizioni per un mercato strutturalmente teso.
Le banche centrali raramente sbagliano la direzione dei loro movimenti strategici, anche se i tempi possono variare. I dati del 2025 indicano che questo posizionamento potrebbe essere tutt'altro che temporaneo.
Fonti: World Gold Council, International Monetary Fund (IMF), U.S. Department of the Treasury, Bank for International Settlements (BIS).




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